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Istantanea dell’Emigrazione Italiana

In Fuga dei giovani on 29 giugno 2011 at 09:00

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Quattro milioni 115mila e 235: sono gli italiani all’estero, secondo l’ultimo Rapporto Italiani nel Mondo 2011 della Fondazione Migrantes. Come ogni anno, il Rapporto ha fatto parlare di se’, per una serie di ragioni.

Non è stato tanto l’incremento di 90mila unità rispetto all’anno precedente a sorprendere: la vera novità è che la nostra popolazione di emigrati si sta ringiovanendo. Il Rapporto ricorda come quasi il 40% dei 25-34enni ritiene che vivere in Italia sia una sfortuna. Il 40,6% degli intervistati -di tutte le fasce d’età- si trasferirebbe all’estero: la percentuale sale addirittura al 50,6% tra i 25-34enni. Perché? Fondamentalmente, per la precarietà sul posto di lavoro. Ma non va sottovalutato un altro aspetto più “culturale”: l’Italia più onesta, quella che emigra, non sopporta più la mancanza di senso civico, l’eccessivo livello di corruzione, la classe politica, la condizione economica.

Francia, Stati Uniti, Spagna, Inghilterra e Germania sono i Paesi più desiderati dagli aspiranti emigranti. L’emigrazione italiana, secondo la Fondazione Migrantes, è sempre più composta da donne, single e -appunto- giovani.

Tuttavia, possiamo rilevare dei dati più sottotraccia, che possono essere letti in modo ambivalente: riguardano l’emigrazione per motivi di studio. Sono ben 42.433 gli studenti universitari italiani all’estero. Altri 17.754 utilizzano una Borsa Erasmus. Tutti gli indicatoriparlano di nuove generazioni che si formano all’estero, ampliando notevolmente i propri orizzonti culturali. Ciò non può che essere positivo. Anche se non possiamo escludere che saranno proprio loro i primi a lasciare l’Italia, o restare dove sono, non appena termineranno gli studi. Chi lo fa fare loro di tornare nel primo Paese del Terzo Mondo?

Ancora più sorprendenti i dati sui liceali che partono per periodi di studio all’estero: sono sempre di più i 16-18enni del Belpaese che effettuano esperienze al di là delle Alpi. Parliamo dei progetti Intercultura, Wep, Comenius. Due trend si rivelano molto interessanti: il periodo di studi si è allungato, da tre mesi a un anno. In secondo luogo, i nostri giovanissimi si stanno già orientando verso le destinazioni del futuro: in primis l’Asia, con la Cina e l’India. Il che dimostra una proiezione verso l’avvenire delle nuove generazioni, assolutamente non indifferente. Sono più avanti rispetto al loro stesso Paese, che ancora guarda con sospetto e diffidenza all’Estremo Oriente.

E’ sempre più un Paese bloccato, che non respira futuro perché nessuno guarda più al futuro, a far fuggire ogni anno decine di migliaia di giovani, come ben spiega Irene Tinagli nell’articolo “Costretti a giocare in difesa“. L’articolo costituisce una illuminante istantanea di cosa è divenuta l’Italia nell’ultimo decennio: un Paese ormai preda e vittima sacrificale di una classe dirigente vecchia e inetta. Classe dirigente senza futuro, che si arroga la pretesa di togliere il futuro persino ai suoi figli: “Negli ultimi vent’anni l’Italia si è mostrata terribilmente aggrappata all’esistente, terrorizzata da tutto quello che accadeva fuori, costantemente tesa a tentare di proteggersi da tutti gli attacchi dei «nemici» come si fa nei videogame, seguendo una metafora cara al nostro ministro dell’Economia”, scrive Irene Tinagli. “Un’Italia che prima era spaventata dalle tecnologie e dalla concorrenza degli altri Paesi industrializzati come Germania o Stati Uniti, poi dalla manifattura a basso costo dei Paesi emergenti come Cina e India, e oggi semplicemente dalla fame e dalla disperazione dei Paesi africani come la Libia, la Tunisia o la Somalia, i cui profughi potrebbero rubarci anche i posti da raccoglitori di pomodori. Un’Italia abituata ormai a giocare in difesa, e che nonostante le sfide sempre più difficili non cambia mai squadra, ma ricicla continuamente i soliti giocatori. Basta pensare alle tensioni e agli accordi tra Bossi e Berlusconi di questi giorni, per avere la sensazione di rivivere un film già visto molti, troppi anni fa. Un arco temporale di 15 o 20 anni può sembrare un’inezia a chi calca la scena politica da 30 o 40 anni, ma rappresenta l’unico orizzonte temporale di cui hanno memoria gli italiani che oggi hanno 25 anni. E per questi giovani l’Italia è il Paese in cui non cambia mai nulla e si parla sempre delle stesse cose (senza farle): dal ponte sullo Stretto alla Salerno-Reggio Calabria, dalla riforma fiscale a quella dello Stato. Il Paese in cui, per riprendere la metafora dei videogame amata da Tremonti, i politici giocano ancora al Pac-man, mentre il resto del mondo funziona con la Wii. E’ guardando a questa Italia che si capiscono le ragioni di quei giovani che se ne vorrebbero andare. Sanno bene che altrove troveranno la stessa crisi, ma sperano almeno di poter respirare un po’ di aria diversa, di veder muoversi qualcosa, di potersi misurare con un mondo che gira invece di stare fermo. Chiaramente non tutta l’Italia è così asfittica, ci sono realtà che pur con fatica provano a muoversi suscitando anche begli entusiasmi. Ma la sensazione che ancora prevale è di un immobilismo che sta facendo la muffa. Gli unici a non sentirne la puzza sono quelli che ci sono seduti sopra“.

Comunicazione a Bruxelles

In Storie di Talenti on 27 giugno 2011 at 09:00

Ma quando mai in Italia, a una giovane di 25 anni, donna -per di più ultima arrivata- avrebbero fatto una simile proposta?” Riflette ancora incredula Ilaria Conti, 30 anni, quando ripensa alla proposta di assunzione che ricevette, a metà della prima decade degli anni 2000, dalla Federazione Europea dei Traders dell’Energia (Efet). Un’associazione che -a Bruxelles- riunisce le maggiori aziende del settore elettrico e del gas nell’Ue.

Una laurea in 110 e lode in Comunicazione Istituzionale e per le Imprese alle spalle, due stage a Bruxelles nel curriculum (uno alla Rappresentanza Italiana alla Ue, l’altro all’Ufficio Onu), Ilaria trova il suo primo vero impiego attraverso un annuncio su internet: ne segue un colloquio e l’assunzione con il ruolo di Communication Officer, con il compito di gestire tutte le attività di comunicazione di Efet. Quando mai, in Italia… a soli 25 anni?

Negli anni successivi, Ilaria cresce professionalmente, arrivando all’incarico di Policy and Communication Associate, con il compito di seguire lo sviluppo del mercato elettrico e del gas in Italia e in Spagna.

Da Bruxelles, Ilaria pone anche una questione di leadership, sul luogo di lavoro: “è qui che ho capito cosa significa essere un buon capo, avere leadership. Osservando l’atteggiamento di alcuni miei colleghi, che rarissimamente fanno leva sulla loro posizione gerarchica per ottenere collaborazione, bensì su meccanismi ben più efficaci quali l’esempio, il coinvolgimento e la motivazione al lavoro, la gratificazione. Tutte leve ben più efficaci dell’imposizione di fare qualcosa… solo perchè lo dice il capo“, riflette Ilaria. E in Italia? Siamo così sicuri che prevalga questo atteggiamento “inclusivo”?

Ospite della trasmissione è Paola Faragasso, Public Relations and Communication Manager per la multinazionale Lexmark a Milano. Con Paola cerchiamo di comprendere come sia possibile farsi largo nel mondo della comunicazione in Italia: un obiettivo raggiungibile solo nelle multinazionali, oppure anche nelle aziende medio-piccole del Belpaese?

Nell rubrica “Spazio Emigranti” proseguiamo la nostra inchiesta tra le sezioni di Italiansonline.net, la più grande comunità -virtuale e non- di emigrati all’estero. Ci trasferiamo a Berlino, per raccontare una delle città-Mecca della nuova emigrazione professionale. Ci accompagna in questo viaggio Alessandro Sala, amministratore di IOL Berlino.

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La discussione di questa settimana: La leadership della classe dirigente italiana: è inclusiva, tende a promuovere i migliori giovani talenti e a valorizzarli? Oppure è mediocre e autoritaria, punta -al contrario- a promuovere i peggiori e a soffocare i migliori, per difendersi e autoriprodursi? In questo secondo caso, quanto è forte -come conseguenza- la spinta all’espatrio, per i nostri migliori giovani professionisti, che intendono crescere in fretta… senza scendere a compromessi? Raccontate la vostra esperienza!

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Alla prossima puntata: sabato 2 luglio, dalle 13.30 alle 13.55 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!

Letture per l’Estate 2011

In Fuga dei giovani on 26 giugno 2011 at 09:00

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Qualche consiglio domenicale per letture estive imprescindibili, sul tema Giovani & Fuga all’Estero. Come sempre monitoriamo attentamente le novità sul tema.

Ecco un tris di consigli:

-il primo è il libro “E’ facile cambiare vita. Se sai come farlo“, di Aldo Mencaraglia, autore del noto sito Italiansinfuga.com: un libro di consigli pratici su come lasciare il Belpaese. Una guida supefacente nella sua semplicità, tuttavia ricca di consigli utili. Leggendola, ho condiviso molte delle “dritte” che Aldo dispensa ai suoi lettori. Edizioni Bur.

-presto in libreria, ma già anticipato online, “Goodbye Mamma“, “un libro che insegna un “metodo” per lasciare l’Italia“. Il volume è frutto del progetto “GBM”: un progetto che “nasce dall’idea di aiutare gli italiani a lasciare il proprio Paese. Un Paese che ha sempre meno da offrire, privo di meritocrazia e flessibilità, che premia i furbi a svantaggio degli onesti. L’Italia si trova in una situazione di declino irreversibile”, prosegue la presentazione online: “decidere di vivere in Italia significa accettare soprusi e compromessi. Scopriamo che la bellissima frase detta dall’architetto Renzo Piano “partire, per poi tornare” é difficilmente applicabile in Italia al giorno d’oggi; quindi acquisire un bagaglio di esperienza all’estero, che poi tornerà utile una volta tornati in patria, per migliorare il nostro Paese. L’Italia offre difficilmente qualcosa che possa attirare coloro che abbiano provato un’esperienza all’estero. Il Belpaese é una fucina di “talenti”: ora non stiamo parlando di “cervelli”. Con talento consideriamo il genio e l’adattabilità a ogni situazione, che hanno reso gli italiani un popolo di innovatori nella storia“. Tutte le info sul sito di Goodbye Mamma.

-in uscita a luglio per Rubbettino l’ultimo libro di Alessandro Rosina, “Goodbye Malthus“. Martedì un articolo de “Il Corriere della Sera” sui giovani lo anticipava così: «Dalla crescita della quantità alla qualità della crescita» . «In questo secolo vincerà chi investe sulla qualità della crescita, ma l’Italia fa fatica. Siamo di fronte a una generazione di “frustrati”: si riducono le opportunità, e ad afferrarle non è chi ha più talento ma chi ha una famiglia forte alle spalle» . Pronta a tappare i buchi di un welfare inesistente, «rispetto all’Europa spendiamo molto di più in pensioni, molto meno in disoccupazione e housing sociale» . Risultato, «la “sindrome da figliol prodigo”: il 40%di chi esce di casa perché ha trovato un lavoro, non ce la fa e torna dai genitori. Un esempio scoraggiante per tutta la rete sociale» . La crisi, ovvio, ha aggravato il tutto. «Ma sarà negli anni futuri che la pagheremo: meno tutele per i giovani (nati ereditando un debito pubblico che già anni fa ha sfondato il tetto del Pil), meno possibilità di carriera, meno sviluppo. Il periodo fertile delle nuove generazioni si è trasformato in stagnazione».

Settantacinquesima puntata di “Giovani Talenti” – Radio 24

In Fuga dei giovani on 25 giugno 2011 at 09:00

Settantacinquesima puntata di “Giovani Talenti“, la trasmissione di Radio 24 che vi racconta -ogni settimana- la nuova emigrazione professionale italiana.

Un lavoro nella comunicazione, nella capitale d’Europa: oggi torniamo a Bruxelles, per raccontarvi la storia di una giovane professionista che ha ottenuto -nel cuore dell’Ue- opportunità di impiego veramente impensabili, in Italia. Basti dire che, a soli 25 anni, si è trovata nelle mani la gestione di tutte le attività di comunicazione di un’importante associazione europea. Ora che ne ha 30, le sue responsabilità sono progressivamente aumentate. Che dire… ce l’avrebbe mai fatta, al di qua delle Alpi? Ascoltando la puntata, avremo la risposta.

Prosegue pure oggi la rubrica “Job Abroad”, interna al notiziario, attraverso la quale vi segnaliamo -settimanalmente- alcune delle migliori opportunità professionali all’estero.

Appuntamento -per saperne di più- alle 13.30 (CET) su Radio 24!

Intanto siete tutti invitati a dibattere sul “tema della settimana”: “La leadership della classe dirigente italiana: è inclusiva, tende a promuovere i migliori giovani talenti e a valorizzarli? Oppure è mediocre e autoritaria, punta -al contrario- a promuovere i peggiori e a soffocare i migliori, per difendersi e autoriprodursi? In questo secondo caso, quanto è forte -come conseguenza- la spinta all’espatrio, per i nostri migliori giovani professionisti, che intendono crescere in fretta… senza scendere a compromessi? Raccontate la vostra esperienza!

Inviate le vostre risposte a: giovanitalenti@radio24.it

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Vomito

In Declino Italia on 24 giugno 2011 at 12:00

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E’ la naturale reazione, di fronte alla lettura delle intercettazioni riguardanti la cosiddetta P4 e il suo dominus, Luigi Bisignani. E’ lo specchio fedele dell’Italia “relazionale”, quella della peggior specie. Solo in questo Paese marcio può esistere il “faccendiere”, uno che di mestiere non si sa bene cosa faccia, cosa produca, quale apporto positivo fornisca alla società.

Il faccendiere è il garante degli interessi di una casta, di una lobby, di un circolo di potere. Non pensa al bene comune,  garantisce solo interessi particolari. Insieme ai suoi, ovviamente. In barba alla libera economia, alla libera concorrenza, alla libera informazione. Non sa cosa sia la meritocrazia. La combatte, anzi. Intorno a lui si muove una classe dirigente politica, bancaria e manageriale ossequiosa, misera, inutile. Grassa, che gronda melma al solo muoversi. Lontana anni-luce dall’Italia vera. Quella onesta.

Possiamo pontificare per anni e su miliardi di blog sulla necessità di un’Italia più giovane e meritocratica, ma finché esisteranno squallide figure come questa, figure che pensano solo alle relazioni e agli inciuci… finché questi lobbisti continueranno a prosperare nell’ombra, sarà assolutamente naturale che i nostri migliori giovani espatrino.

Questi lobbisti inquinano le regole del gioco, privilegiano e incoraggiano il sistema delle raccomandazioni e delle cooptazioni, togliendo di mezzo i migliori e i più “puliti”. Sono loro l’Italia peggiore. Sono loro l’Italia che vorremmo veder sparire. Emigrare. Il più lontano possibile.

Che se ne vadano, una volta per tutte, lasciando le loro leve di potere marce a giovani competenti e onesti, dal profilo internazionale, pronti a instaurare regole del gioco pulite, trasparenti e meritocratiche. Qualcuno -terrorizzato- continua a predicare (anche attraverso giornalisti compiacenti e altrettanto spaventati) che dietro a questo ennesimo scandalo di una classe dirigente marcia fin nel midollo non ci sia nulla di penalmente rilevante. Su questo vedremo… E’ un romanzo, quello della P4, cui mancano ancora parecchie pagine. Per intanto prevale però il senso di vomito.

Insieme a un desiderio: GIUSTIZIA!

Storie di Donne in Fuga dall’Italia

In Fuga dei giovani on 23 giugno 2011 at 09:00

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E’ uscito lunedì come supplemento a “Il Sole 24 Ore” l’inserto “Donne, innovazione e capitale umano“, la pubblicazione legata al Premio della Fondazione Bellisario, che -ogni anno- assegna riconoscimenti alle donne italiane che più si sono distinte nei vari settori professionali.

All’interno ben dieci pagine di approfondimento sulle giovani professioniste italiane, che all’estero ce l’hanno fatta, precedute da un’intervista a Sergio Nava, autore del libro e del blog “La Fuga dei Talenti”.

CLICCA QUI PER LEGGERE L’INSERTO – LO SPECIALE SULLA FUGA DELLE GIOVANI PROFESSIONISTE TRA PAGINA 44 E PAGINA 55

UN ESTRATTO DELL’INTERVISTA A SERGIO NAVA:

Non abbiate paura di un’Italia giovane, moderna e innovatrice. Le vecchie regole relazionali e familistiche servivano fino al 1989. Ora si gioca su un piano globale. Serve trasparenza, meritocrazia (quella vera, non da salotto), concorrenza: il “catenaccio” all’italiana, la conservazione di vecchi modelli e posizioni di rendita è preistoria. Sta solo facendo male all’Italia. Non abbiate paura di una nuova classe dirigente giovane, qualificata (studiare serve), internazionale. Per quanto tempo la vorremo esiliata (all’estero) o repressa (qui)? Vogliamo rassegnarci al declino? Stimoliamo allora in Italia una “circolazione dei talenti”: facciamoli uscire per formarli, incentiviamoli a rientrare garantendo loro posizioni di responsabilità, ma facciamo pure l’impossibile per attrarre talenti stranieri“.

Legge Controesodo – Istruzioni per l’Uso

In Fuga dei giovani on 22 giugno 2011 at 09:00

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Informazioni utili per tutti gli aspiranti “cervelli di ritorno”: in collaborazione con il blog della trasmissione “Giovani Talenti” di Radio 24, pubblichiamo qui sotto le “Istruzioni per l’uso” della Legge Controesodo, il cui decreto attuativo è stato finalmente varato dal Ministero dell’Economia all’inizio di giugno.

Pochi giorni fa è giunto anche il decreto attuativo del Ministero degli Esteri (clicca qui per scaricare il documento).

Per altre info clicca sul blog di Giovani Talenti o sul sito del Progetto Controesodo.

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INCENTIVI FISCALI PER IL CONTROESODO

ISTRUZIONI PER L’USO

La legge n. 238/2010 – “Incentivi fiscali per il rientro dei lavoratori in Italia” –  rappresenta il primo tassello del più ampio progetto “bipartisan”, composto da altri quattro provvedimenti e denominato “Controesodo”, il cui intento è quello di favorire il rientro in Italia di risorse umane qualificate e la loro omogenea distribuzione sul territorio nazionale.

Con la Legge n. 238/2010, il Parlamento ha voluto iniziare ad infondere un positivo segnale non solo ai giovani ma all’intero Paese: il tema della cosiddetta “fuga dei cervelli” è nell’agenda politica e i principali Partiti di governo e d’opposizione intendono affrontarlo facendo “fronte comune”.

La norma non comporta discriminazioni nell’ambito dell’Unione Europea e, dunque, avranno diritto agli aiuti tutti i cittadini comunitari che, alla data del 20 gennaio 2009 (presentazione del DDL alla Camera), possedevano i requisiti soggettivi e oggettivi indicati dalla Legge.

I beneficiari delle agevolazioni devono, alla data del 20 gennaio 2009:

–         avere avuto meno di 40 anni;

e

–         avere maturato, da laureati, esperienze lavorative fuori dall’Italia, per la durata di almeno 24 mesi continuativi;

o

–         avere frequentato, ottenendo una laurea o una specializzazione post lauream, un corso di studi fuori dall’Italia, per la durata di almeno 24 mesi continuativi.

Inoltre, il beneficio spetta a condizione che i suddetti soggetti vengano assunti o decidano di esercitare un’attività d’impresa o di lavoro autonomo in Italia e trasferiscano il proprio domicilio, nonché la residenza, in Italia entro tre mesi dall’assunzione o dall’avvio dell’attività.

Sono esclusi coloro che, in quanto lavoratori dipendenti, sono stati “comandati” a svolgere il periodo di lavoro o di studio all’estero.

L’agevolazione fiscale prevista dalla Legge consiste in un abbattimento forfettario e temporaneo del reddito imponibile ai fini IRPEF – sia esso di lavoro dipendente, d’impresa o di lavoro autonomo – dei soggetti che si configurano quali beneficiari. Per le lavoratrici, il reddito rileverà (per tre anni) solo per il 20%, mentre per i lavoratori la tassazione sarà sul 30% del medesimo. Gli incentivi fiscali, dunque, risultano essere proporzionati al reddito: maggiore è quest’ultimo e maggiore è il risparmio d’imposta.

La minore tassazione dovrà, comunque, essere contenuta nel limite dei 200.000 euro su un triennio, fissato dal Regolamento (CE) n. 1998/2006 della Commissione (c.d. de minimis) ed è incompatibile con gli aiuti a favore del rientro di docenti e ricercatori scientifici residenti all’estero (art. 17 del D.L. n. 185/2008) e con il credito di imposta per gli investimenti nelle aree svantaggiate del territorio nazionale (art. 1, commi da 271 a 279, Legge n. 296/2006).

I beneficiari potranno usufruire degli incentivi fiscali previsti dalla Legge 238/2010 dalla data della sua entrata in vigore e fino al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2013;  pertanto, i periodi interessati saranno il 2011, 2012 e 2013. Da qui un’altra conseguenza: se si è “già tornati” in Italia (ma, comunque, dopo il 20 gennaio 2009) il beneficio sarà massimo (ovvero esteso agli anni 2011, 2012 e 2013). All’estremo opposto c’è la situazione di chi “rientrerà” solo nel 2013: in questo caso, il beneficio durerà un solo anno (il 2013 stesso).

La Legge n. 238/2010, per evitare usi impropri degli incentivi nonché ogni possibile forma di comportamenti elusivi finalizzati all’ottenimento dei meri vantaggi fiscali, prevede delle specifiche cause di decadenza dai medesimi.

Il diritto alla tassazione agevolata si perde se il beneficiario trasferisce la propria residenza o il proprio domicilio al di fuori dell’Italia prima che siano decorsi cinque anni dalla data della prima fruizione dell’agevolazione. In questo caso, sarà l’Amministrazione finanziaria italiana a recuperare l’importo delle minori imposte versate, aggiungendovi sanzioni e interessi. In altri termini, chi torna in Italia e si avvale della tassazione agevolata di “Controesodo” deve rimanere nel nostro paese almeno 6 anni, dato che il primo utilizzo del beneficio avviene con la presentazione del modello Unico relativo alla tassazione dei redditi dell’annualità precedente.

Chi vorrà utilizzare l’incentivo fiscale – avendone i requisiti – potrà farlo “automaticamente”, direttamente con la presentazione del modello Unico o, se lavoratore dipendente, mediante la gestione diretta da parte del datore di lavoro. L’Agenzia delle Entrate emanerà a breve delle istruzioni operative. Nel frattempo, sarà possibile porre quesiti sull’applicazione della legge anche per il tramite di questo blog o inviandoli al webmaster del sito Controesodo, www.controesodo.it.

 Amedeo Sacrestano

Consulente tecnico giuridico di Controesodo

Architetto a Perth, Australia

In Storie di Talenti on 20 giugno 2011 at 09:00

A farmi lasciare l’Italia è stata la consapevolezza che il mercato del Belpaese non offriva molto, e che i grandi cantieri e lavori stavano rallentando e fermandosi ovunque. Quando dico “offrire”, sommo la possibilità di essere rispettati come professionisti, e una contropartita economica adeguata“.

Rispetto” è la parola-chiave della puntata odierna, che ci porta fino in Australia, per ascoltare la storia di Giuseppe Vestrucci, 34enne architetto al lavoro per lo studio Hassell. Una laurea in Architettura alle spalle, Giuseppe si trasferisce una prima volta all’estero, accettando un’offerta di impiego a Londra. Opta poi per rientrare in Italia, dove collabora con grandi studi, tra Milano e Roma. Qualche anno dopo, però, qualcosa comincia a non funzionare più. Giuseppe nota un mercato fermo, “che non offriva molto, con i grandi cantieri e lavori che stavano rallentando e fermandosi un po’ ovunque“. Per “offrire”, Giuseppe intende “la possibilità di essere rispettati come professionisti, e una contropartita economica adeguata“. Senza contare la non sempre facile condizione dei liberi professionisti.

A ciò aggiungiamo le drammatiche cifre sui giovani architetti, recentemente emerse da un’indagine del Consiglio Nazionale: se il 40% della categoria ha meno di 40 anni, il fatturato medio degli architetti “under 30” risulta inferiore del 71%, rispetto al totale. Questo anche per il diffuso fenomeno delle paghe basse e dello sfruttamento.

Giuseppe si affida a quel punto a un’agenzia di recruitment britannica specializzata, attraverso la quale trova impiego in Australia, per il network di Architettura Hassell, il numero 1 in Asia ed Oceania. “Ottenere un visto .457 al momento non è impossibile, ma occorre saper cercare nei posti giusti e presentarsi nel modo giusto“, consiglia Giuseppe, che attualmente ricopre la carica di designer e project architect, seguendo i diversi progetti per tutto l’arco della loro realizzazione. Ora l’Australia è di fatto la sua seconda patria: “non sarò mai grato abbastanza a questo Paese per l’opportunità che mi ha dato“, afferma.

Ospite della trasmissione è Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, col quale affrontiamo il tema delle opportunità in Italia e all’estero per i giovani architetti. Con lui indaghiamo anche i motivi per i quali molti nostri giovani architetti di talento scelgono sempre più la via dell’estero.

Nella rubrica “Spazio Emigranti” proseguiamo la nostra inchiesta sulle città della nuova emigrazione professionale, in collaborazione con il Ministero degli Esteri. Questa settimana facciamo tappa a Shanghai, città-simbolo dell’espatrio dei nostri giovani professionisti verso la Cina. Ci accompagna nel viaggio Vincenzo de Luca, Console Generale a Shanghai.

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La discussione di questa settimana: Giovani professionisti “under 40″: vi sentite rispettati per il vostro lavoro, in Italia? In termini di valorizzazione delle potenzialità, stipendio, contratto, responsabilità, progressione di carriera? Oppure riscontrate più rispetto all’estero, nei confronti dei giovani professionisti? Perché?

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Alla prossima puntata: sabato 25 giugno, dalle 13.30 alle 13.55 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!

Settantaquattresima puntata di “Giovani Talenti” – Radio 24

In Fuga dei giovani on 18 giugno 2011 at 09:00

Settantaquattresima puntata di “Giovani Talenti“, la trasmissione di Radio 24 che vi racconta -ogni settimana- la nuova emigrazione professionale italiana.

Si torna in Australia, oggi, per una puntata tutta “down under“: parleremo di giovani, di architettura, ma soprattutto di “rispetto“. Rispetto per il lavoro e la professionalità di chi è “under 40”, in Italia. Rispetto, da accompagnare con quelle prospettive di futuro che sembrano ormai scomparse, per i giovani, del Belpaese. E che spingono ad emigrare a migliaia e migliaia di chilometri di distanza.

Come ha fatto il protagonista della puntata odierna: esperienze di lavoro in Uk, a Milano, a Roma (anche in studi di architettura di primissimo piano)… poi la decisione di emigrare in Australia, per lavorare nello studio numero 1 in Oceania. Lasciandosi alle spalle un Paese che -ai giovani architetti- sembra offrire solo stipendi da fame (come lo stesso Ordine ha recentemente certificato), e un mercato dei progetti e degli investimenti decisamente stagnante.

Prosegue pure oggi la rubrica “Job Abroad”, interna al notiziario, attraverso la quale vi segnaliamo -settimanalmente- alcune delle migliori opportunità professionali all’estero.

Appuntamento -per saperne di più- alle 13.30 (CET) su Radio 24!

Intanto siete tutti invitati a dibattere sul “tema della settimana”: “Giovani professionisti “under 40”: vi sentite rispettati per il vostro lavoro, in Italia? In termini di valorizzazione delle potenzialità, stipendio, contratto, responsabilità, progressione di carriera? Oppure riscontrate più rispetto all’estero, nei confronti dei giovani professionisti? Perché?

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Senza Parole

In Giovani Italians on 16 giugno 2011 at 09:00

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Scrivo questo “post” con tutta l’amarezza di chi pensava di averle viste tutte. Ma evidentemente non c’è limite al peggio.

Per uno dei miracoli che solo accadono in Italia, Renato Brunetta è Ministro della Repubblica. Ha iniziato il suo mandato, pontificando su immaginarie riforme della Pubblica Amministrazione. Per qualche mese la favola ha retto, perché accattivante, poi -con la crisi- ce lo siamo tutti dimenticato.

Da qualche tempo è riemerso da qualche scantinato del Ministero, evitando la doverosa consegna del silenzio. A casa mia, se uno non combina nulla, sta zitto. Ma la regola non vale sempre. E non vale per tutti.

Ha definito i precari, giovani che lavorano per poche centinaia di euro al mese, sottopagati e sfruttati, come “la parte peggiore d’Italia”. Vergognoso.

Ma pochi hanno notato la nuova teoria occupazionale, partorita da tanto eccelsa mente: «Basta con la retorica del precariato, visto che ci sono 4 milioni di stranieri che vengono a fare i lavori che gli italiani non vogliono fare, quando ci sono 2 milioni di giovani che non studiano e non lavorano, quando ci sono le imprese che cercano specializzazioni che non trovano, perché nessuno vuol fare quei lavori». Per poi aggiungere: «Ogni tanto c’è una madre che si lamenta con me perché suo figlio non trova lavoro, ma quando le dico: “Bene, allora domani mattina alle 5 vada ai mercati generali a scaricare le cassette”, lei risponde sempre “eh no!”. Se vuole lavorare, invece, quello è il modo migliore. Scaricare la cassette! Per tutti gli italiani! E magari anche raccogliere le mele delle sue parti».

Ma con che coraggio? Non ci stancheremo mai di ripetere che un Paese che manda i suoi giovani qualificati a raccoglier mele è un Paese che chiude baracca – domani!

Serve una nuova politica industriale, che valorizzi le competenze di questi giovani. Che altrimenti scappano all’estero. Non è solo nel loro interesse… è nell’interesse dell’intero Paese, che questi giovani vadano a fare i lavori per cui hanno studiato. Se loro progrediscono, progredisce l’Italia. Se scaricano mele (con tutto il rispetto per chi -da buon manovale- lo fa tutti i giorni) finisce per scaricare mele tutta l’Italia.

Il problema è la disonestà intellettuale. Non c’è peggior sordo di chi non vuol capire. Ricordiamo a Brunetta che il suo compagno di teorie Maurizio Sacconi, altro sostenitore del “prendete quello che trovate e state zitti!“, sta cominciando a fare marcia indietro. “E’ vero – ha ammesso qualche giorno fa Sacconi -, la crisi l’hanno pagata piu’ i giovani, ma cio’ e’ accaduto perche’ abbiamo puntato di piu’ sui padri di famiglia, cioe’ le persone che lavoravano e che se fossero uscite dal mercato del lavoro non avrebbero mai piu’ lavorato“. Parziale marcia indietro, parziale ammissione di colpa. Sempre parziale, ovviamente.

Brunetta, il Consorzio Raccoglitori di Mele del Trentino l’aspetta domani alle 5 -puntuale- al centro raccolta di Trento e provincia. Liberi pure il posto al Ministero.

Cominciamo ad applicare un po’ di sana meritocrazia in Italia?