ABBONATI AL BLOG “LA FUGA DEI TALENTI”! SOTTOSCRIVI L’OPZIONE CLICCANDO IN FONDO A QUESTA PAGINA!
“I nostri laureati sono sempre più richiesti e assunti all’estero, soprattutto in Europa. E la loro uscita non dipende da noi. Si fa poco per trattenerli: la concorrenza straniera è sempre più agguerrita, assicura stipendi iniziali maggiori dei nostri e migliori prospettive di carriera“. Non sono parole mie, anche se le sottocrivo al 101%: sono parole di Giulio Ballio, rettore del Politecnico di Milano. “Perché?”, viene ovviamente da chiedersi, leggendo le riflessioni di Ballio… pensando -forse ingenuamente- che una potenza del G8 qual è l’Italia avrebbe forse il dovere, oltre che il diritto, di essere competitiva -a livello di offerte di lavoro- nei confronti dei propri migliori giovani professionisti.
Non darò qui risposte definitive. Ma mi limiterò a un collage di notizie e commenti, realmente inquietanti, che ho raccolto negli ultimi giorni spulciando i giornali:
-secondo il professore della Bocconi Giovanni Valotti, in Italia lavorano 15mila dirigenti pubblici. In prevalenza uomini, hanno un’età media superiore ai 50 anni (!). Secondo Valotti, i loro risultati sono quasi totalmente slegati dall'(alta) retribuzione. Spesso, inoltre, sono persone totalmente fidelizzate al politico che le nomina.
–in un bell’articolo a firma di Alessandro Penati su “La Repubblica”, si smonta pezzo per pezzo il mito del capitalismo italiano invincibile… dalla crisi. “L’immagine del capitalismo italiano che si riflette nello specchio dell’indice Ftse/Mib sembra una fotografia ingiallita di 15 anni fa“, esordisce Penati. Secondo il quale, l’intero nostro mercato azionario vale solo il 30% del Pil 2009. Molto meno di Usa e Francia, solo per fare un esempio. Restando in ambito continentale, osserva Penati, non possiamo certo vantare giganti paragonabili a Francia e Germania nel settore dei beni di consumo e industriali: col risultato che ne perde pure il Paese, “visto che i grandi gruppi necessitano di figure più qualificate sotto il profilo professionale, richiedono mediamente maggiori competenze e pagano quindi remunerazioni più elevate“. Vi suggerisce qualcosa questo passaggio, soprattutto se lo riferiamo alle ambizioni dei nostri giovani professionisti? La conclusione di Penati è allarmante: in Italia c’è una totale assenza di grandi imprese autoctone nei settori a maggiore crescita della produttività. Vale a dire: tecnologia, informatica, farmaceutica, beni di largo consumo per il tempo libero e grande distribuzione.
-restando al tema del nostro capitalismo malato, l’affaire Generali-Mediobanca ne è la più evidente rappresentazione scenica. Rappresentazione ben mimetizzata, ovviamente, tanto che la reale portata della partita delle nomine tra Trieste e Piazzetta Cuccia è stata -nella migliore delle ipotesi- compresa realmente solo dal 2% degli italiani. E’ stata tuttavia la più splendida esemplificazione di cosa si intenda per “old money” e new money”. Rapido riassunto delle puntate precedenti: gli “old money” sono, nel gergo Usa, i soldi che restano sempre in circolo, laddove un sistema economico non riesce a sviluppare una vera concorrenza, lasciando le redini di governo sempre in mano agli stessi. I “new money” sono invece tipici di un sistema aperto e concorrenziale, dove la libertà di fare impresa e stimolare la competizione è reale e non camuffata (l’esempio tipico sono gli Stati Uniti). L’Italia è campione mondiale nella specialità “old money”: una mappa dei cda coinvolti nella partita Mediobanca-Generali è esemplificativa, e ben viene descritta dal giornalista Massimo Giannini. “Un groviglio spaventoso, dove i controllati diventano controllanti, e ovviamente viceversa. Conservarlo in mani sicure è garanzia di continuità per il potere economico“. Laddove “potere economico” non va inteso come sistema ampio e aperto: parliamo infatti -alla fin fine- di poche decine di persone. Sempre le stesse. Tanto che Giannini conclude: “Questo è il capitalismo italiano. Un mercato asfittico dei soliti noti, polveroso e immobile com un piccolo mondo antico, dove nell’intreccio micidiale tra affari e politica si perpetuano le relazioni pericolose e i conflitti di interesse. Una “foresta pietrificata”, dove nulla si crea e nulla si distrugge. Qui il potere non si blinda. Fa di più: si cristallizza“.
-a proposito di “cricche” varie, mi ha molto colpito leggere l’interessante inchiesta di Paolo Berizzi sulla Parentopoli di Guido Bertolaso all’interno della Protezione Civile. Proviamo a riassumere: grazie alla procedura straordinaria, il Superman delle Emergenze (la cui immagine di efficienza e integrità morale è andata a pezzi, in seguito alle ultime inchieste), avrebbe -secondo Berizzi- piazzato il cognato Francesco Piermarini nei cantieri del G8 della Maddalena. Ma non solo. Nell’elenco figurano anche: Giuseppina Pierozzi, figlia del capo del personale di Palazzo Chigi (assunta all’ufficio stampa della Protezione Civile); Carola Angioni, figlia del generale Franco Angioni; Marta Sica, figlia del vicesegretario generale di Palazzo Chigi. E poi ancora: la figlia di Carmen Iannacone (funzionaria della Corte dei Conti); la nipote del cardinale Achille Silvestrini; cinque figli di magistrati della Corte dei Conti; Giovanni De Siervo, figlio del vicepresidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo. E tanti altri ancora… Berizzi spiega che si tratta di assunzioni cooptative. Per chiamata diretta. Senza concorso. Ma tutte qeste parentele saranno forse un caso?!? Erano -questi “figli di”- effettivamente i migliori sul mercato??? Oppure non rappresentano piuttosto una perpetuazione, senza alcun pudore, di oligarchie di potere?
-sul tema delle oligarchie e dei “giri di interesse” (che infettano la democrazia), segnalo questa interessante riflessione di Gustavo Zagrebelsky. Consiglio un’attenta lettura.
-intanto l’Italia affonda, con 380mila occupati in meno, nella media del 2009. Il dato peggiore dal 1995. Secondo l’ultimo Eurobarometro, gli italiani sono i più pessimisti d’Europa sulla situazione economica e sociale.
Domanda finale: possiamo continuare a permetterci di tenere in vita oligarchie vecchie e corrotte, occupate solo ad assicurare a sé e alla propria prole posti di potere e di lavoro, permettendo al contempo che giovani di merito e valore -gli unici realmente in grado di cambiare l’Italia- continuino a scappare fuori dai confini nazionali? Solo perché “figli di nessuno”?