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Duecentoduesima puntata di “Giovani Talenti” – Radio 24

In Fuga dei giovani on 30 novembre 2013 at 09:00

Duecentoduesima puntata di “Giovani Talenti“, la trasmissione di Radio 24 che vi racconta -ogni settimana- la nuova emigrazione professionale italiana.

Si può essere “full professor” negli Stati Uniti a neppure 30 anni? Lo si può essere, anche se straniero? Oggi a “Giovani Talenti” la storia -davvero straordinaria- di un giovane docente italiano, al lavoro presso una importante università americana.

A distanza di neppure un mese, torniamo ad indagare le opportunità per i giovani talenti all’interno della nostra accademia. Scoprendo come all’estero ce la si possa fare: la precondizione però, è un sistema aperto. Pienamente meritocratico, senza code o file… dietro l’ermellino del professore. In un contesto di ricerca libero.

Appuntamento -per saperne di più- alle 13.30 (CET) su Radio 24!

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La discussione di novembre: “Di fronte al rischio declino l’Italia rivuole i suoi talenti ora all’estero – o dice di rivolerli. Le mosse degli ultimi due Governi vi convincono? Cosa fare di più? Cosa chiedete -in tre, concreti punti- al sistema-Italia, per tornare?”

Inviate le vostre lettere/spunti/riflessioni, specificando il Paese di residenza, a: giovanitalenti@radio24.itI migliori contributi saranno pubblicati sul blog ufficiale della trasmissione e letti in onda alla fine di ogni mese.

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+++FLASH: Senza fine. Disoccupazione Giovani 41,2%+++

In Giovani Italians on 29 novembre 2013 at 10:09

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FONTE: ANSA – Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a ottobre balza al 41,2%. Lo rileva l’Istat. Si tratta di un record storico assoluto, il valore piu’ alto mai registrato.

Manager in Fuga e scarsa Attrattività del Sistema-Italia

In Declino Italia on 27 novembre 2013 at 09:00

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Due ricerche nell’ambito business sottolineano -una volta di più- lo scarso appeal del sistema-Italia nella capacità di valorizzazione dei talenti.

Studi che ci permettono di uscire, una volta di più, dall’abusato clichè dei “cervelli in fuga” – che ci confina nel solo ambito accademico. I risultati sono estremamente interessanti.

Il primo studio arriva da AstraRicerche (condotto per ManagerItalia e Kilpatrick): si basa su interviste a 1500 manager espatriati. AstraRicerche stima che il totale dei manager italiani all’estero sia pari a 10mila.  Il risultato è -per certi versi- sconfortante: il 51% di loro ha visto all’estero possibilità professionali più stimolanti, rispetto all’Italia, mentre nel 27% dei casi la motivazione di espatrio è stata l’assenza tout court di queste stesse opportunità nel Belpaese.

Il 97% dei manager italiani all’estero è soddisfatto del suo lavoro, dove si vedono apprezzati per passione e impegno, capacità relazionali e creatività. Per paradosso, nel 48% dei casi la caratteristica penalizzante è data dall’incapacità di staccarsi dai modelli aziendali/manageriali italiani (!) – un chiaro riferimento alle regole molto peculiari che hanno permeato (e stanno permeando) la gestione delle nostre aziende.

Veniamo ora al cuore del problema: l’86% dei manager espatriati trova all’estero meritocrazia, nel 79% dei casi fa carriera senza avere particolari conoscenze, e quand’anche queste conoscenze ci sono, valgono e si usano in relazione al merito e all’esperienza delle persone.

Visti da fuori: i nostri manager espatriati giudicano la classe manageriale italiana come scarsamente capace di muoversi all’estero. In sintesi: provinciale. Per l’85% degli intervistati presenta una insufficiente frequentazione con l’estero, per il il 51%  non è pronta ad affrontare le sfide che arrivano da fuori e per il 55% le manca lo “standing” internazionale per muoversi in un mondo globale. Non è un caso, aggiungiamo noi, che la classe dirigente italiana sia generalmente dipinta come vecchia e scarsamente istruita, almeno nella media generale…

Infine, ciliegina sulla torta: per i nostri manager all’estero l’Italia non offre prospettive socio-economiche per tornare (83%), dovrebbe prendere a modello il Paese attuale di residenza in molti aspetti della vita professionale (77%), l’Italia è un Paese corrotto (66%) che gode di una pessima immagine all’estero (61%).

Tornerebbero, i nostri manager all’estero? Sì, ma solo per motivi affettivi, sostanzialmente.

Interessante infine la capacità attrattiva del sistema-Italia verso i manager stranieri, visti dai loro colleghi italiani all’estero: verrebbero in Italia a lavorare, poichè lo considerano uno dei Paesi più belli al mondo (90%), ma le motivazioni calano drasticamente quando si passa alla presenza di realtà aziendali interessanti nel Belpaese (24%) e si avvicinano allo zero quando parliamo di buone opportunità professionali nella Penisola (12%…).

Qui ci ricolleghiamo all’indagine Adecco-Insead (“Global Talent Competitiveness Index”), presentata proprio ieri, relativa alla capacità competitiva di un Paese sulla base dello sviluppo, attrazione e mantenimento dei talenti: l’Italia è 36esima in classifica su 103 Paesi. Il dato non inganni, però: siamo addirittura 79esimi per capacità di attrarre i talenti, mentre miglioriamo nella capacità di farli crescere (33esimi). “I principali fattori critici per la capacità di attrarre talenti in Italia sono rappresentati da una bassa “apertura verso l’esterno” del sistema-Paese, da una limitata mobilità sociale, da una scarsa presenza delle donne nel mondo professionale  in confronto agli uomini”, denuncia la ricerca.

Giusto per avere qualche modello da cui “copiare”… quali sono i Paesi che beneficiano maggiormente, in termini di competitività, dalla valorizzazione e attrazione dei talenti? Nell’ordine Svizzera, Singapore e Danimarca. Otto Paesi dei primi dieci, con la sola eccezione di Singapore e Usa, sono europei. Noi navighiamo -come sempre- nei posti bassi della classifica. E’ drammatico, in particolare, il dato relativo alla capacità di attrazione, che ci vede nelle ultime posizioni.

Come ripartire? Le soluzioni le conosciamo bene. Da anni. Il problema è che non vogliamo adottarle. Passo e chiudo.

 

“La Fonderia dei Talenti”: un ponte per rientrare

In Lettere e Proposte on 26 novembre 2013 at 10:00

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E’ stata presentata ieri a Milano “La Fonderia dei Talenti“, la prima piattaforma online per mettere in contatto i nostri giovani talenti all’estero con le aziende italiane e con i giovani rimasti nel Paese.

Un primo, utile strumento per dare concreta attuazione alla Legge Controesodo, di cui La Fonderia è diretta emanazione (nel board ci sono tre deputati promotori di Controesodo).

Di seguito l’inizio dell’articolo su Il Sole 24 Ore, e il .pdf dell’articolo:

“Una “Fonderia dei Talenti” per costruire un network dei professionisti italiani all’estero: viene presentata oggi nella sede di Assolombarda a Milano la prima piattaforma online mirata a mappare i nostri espatriati, mostrando l’”Italia diffusa” delle migliori eccellenze oltreconfine, al fine di metterla in contatto col sistema produttivo nazionale. Un “punto di ritrovo virtuale”, che assolverà principalmente tre funzioni: la prima, aiutare i giovani residenti in Italia a trovare punti di riferimento all’estero, sottoforma di mentori nei Paesi dove intendono trasferirsi, in un momento storico in cui l’emigrazione italiana sta facendo registrare incrementi annui del 30%. Allo stesso modo, chi risiede all’estero potrà offrirsi come “tutor” a giovani intenzionati ad espatriare. E potrà restare aggiornato sulle missioni istituzionali del sistema-Italia nel suo Paese di residenza”. […]

CLICCA QUI PER LEGGERE IL RESTO DELL’ARTICOLO (in .pdf)

CLICCA QUI PER IL LINK AL SITO DE “LA FONDERIA DEI TALENTI”

A Bruxelles per ripartire

In Storie di Talenti on 25 novembre 2013 at 09:00

Vivo in Belgio da cinque anni: lavorando come Project Officer nelle istituzioni comunitarie ho potuto crearmi una vita a livelli che in Italia non avrei mai potuto sognare“: è esplicita Stella Biondi, 34 anni, funzionaria europea, nel descrivere le potenzialità che offre una vita all’estero, rispetto all’eterna precarietà che scandisce -da troppi anni- le vite dei giovani connazionali.

Una traiettoria originale, quella che segna la vita di Stella nella Penisola: a differenza della maggioranza dei protagonisti delle nostre puntate, inizia a lavorare praticamente subito, “scalando faticosamente la strada delle amministrazioni italiane“, come ben riassume lei. Si specializza nella gestione di progetti universitari a finanziamento europeo, lavorando come project manager per un importante ateneo d Nord-Est.

Contemporaneamente, e con non pochi sacrifici, decide di proseguire gli studi, laureandosi in Economia e Commercio: la sorpresa, terribile, arriva però nel 2009, quando scopre come per lei le prospettive professionali finiscano lì, a causa -ironia della sorte- delle nuove leggi in materia di stabilizzazione del lavoro precario. Non le basta la laurea triennale per rimanere al lavoro: occorre quella magistrale. Anni e anni di contratti co.co.pro. divengono improvvisamente inutili. Stella resta senza impiego.

La strada della ricerca di un nuovo lavoro la porta inevitabilmente all’estero, non prima di un’ultima esperienza italiana, che la fa sprofondare negli abissi della peggior “tirannia” tricolore: Stella si trova a prestare servizio -gratis- in un altro ente. Quando comunica che se ne sarebbe andata, la dirigente la minaccia: “spero per te che sia vero, perché non lavorerai mai più in questa città se mi lasci ora!”.

Infatti questa eventualità non si ripresenterà: Stella vince un concorso come project manager alla Commissione Europea, e fa le valigie per il Belgio. Nel 2009 trova non solo un’opportunità professionalmente più allettante, ma scopre anche il piacere di poter vivere in modo indipendente.

Piccolo particolare: Stella ha da poco vinto un concorso per funzionari a tempo indeterminato, dopo aver provato per anni a riproporre il suo curriculum vitae in Italia. Ovviamente senza risultato: ora è troppo qualificata, per il nostro mercato del lavoro. Altro piccolo particolare: nata in una famiglia numerosa, il suo “campione statistico” può essere utile a rappresentare la nuova emigrazione professionale. Su sette fratelli, solo tre (!) sono rimasti in Italia. Gli altri quattro, lei compresa, ora lavorano all’estero.

Ospite della puntata è Federica Gramegna, autrice del libro “Prima o poi torno”, il primo a raccontare nel dettaglio l’emigrazione dei giovani professionisti italiani a Bruxelles. “Bruxelles ha permesso a molti giovani di realizzare i propri sogni. Sarebbe difficile ascoltare oggi, in Italia, simili testimonianze“, afferma Federica, lei stessa al lavoro presso il Parlamento Europeo. Con lei andiamo alla scoperta di questo “microcosmo” di giovani espatriati in Europa.

Nella rubrica “Expats” vi spieghiamo come una vecchia associazione di emigrati stia -da qualche anno- aprendosi anche alla nuova emigrazione italiana. Si tratta della Unione Italiani nel Mondo, sempre più attiva nell’assistenza ai giovani che lasciano il Paese per trasferirsi all’estero. Ne parliamo con il presidente Alberto Sera.

Ascolta la puntata collegandoti alla pagina di “Giovani Talenti” sul sito di Radio 24: CLICCA QUI

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Alla prossima puntata: sabato 30 novembre, dalle 13.30 alle 14 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!

Duecentounesima puntata di “Giovani Talenti” – Radio 24

In Fuga dei giovani on 23 novembre 2013 at 09:00

Duecentounesima puntata di “Giovani Talenti“, la trasmissione di Radio 24 che vi racconta -ogni settimana- la nuova emigrazione professionale italiana.

Ritorno a Bruxelles, oggi, per la nostra trasmissione, con una storia dall’interno delle istituzioni comunitarie. Storia di una funzionaria, approdata alla Commissione Europea dopo un percorso professionale italiano costellato di esperienze gratificanti, ma anche di tanti sacrifici… fino alla bella finale, per una volta legislativa, che la obbliga a lasciare il lavoro e ad espatriare.

Non perdete la puntata di oggi: con l’ospite della settimana vi porteremo a conoscere più da vicino la folta comunità di giovani talenti italiani al lavoro a Bruxelles. Un mondo che vale davvero la pena di esplorare, dove possiamo ritrovare una buona fetta di classe dirigente potenziale del Paese.

Appuntamento -per saperne di più- alle 13.30 (CET) su Radio 24!

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Tales from the Regions

In Declino Italia on 20 novembre 2013 at 09:00

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Chi vince oggi le sfide di domani? Chi investe in conoscenza. Un caso esemplare è la regione olandese di Utrecht, regione nominata come la più competitiva d’Europa dalla Commissione Europea. Un minilaboratorio, che ci insegna, nel piccolo, quali sono le vere sfide del futuro. E come vincerle.

Sullo sfondo di una crisi che ha coinvolto -nella sopresa generale- anche l’Olanda, Utrecht e il suo distretto stanno reggendo meglio i contraccolpi del difficile momento economico, grazie a pochi ma fondamentali fattori:

un tasso di istruzione e investimento nella conoscenza che garantisce alla regione una forza-lavoro estremamente qualificata. Il 43% della popolazione a Utrecht ha almeno una laurea. Oltre il doppio della media italiana. La disoccupazione non arriva al 5% (!!!) Ciò rende attrattiva Utrecht alle aziende che vogliono spostarvi la propria sede, ma rende la regione pure un fermento di imprese e start-up che aprono, grazie a giovani innovativi;

l’investimento in innovazione e ICT è vincente: a Utrecht hanno creato un distretto dei videogiochi e della computer graphics, che in soli sei anni ha portato a 70-80 le nuove imprese del settore. Quelle di maggior successo hanno già un giro d’affari da mezzo milione di euro l’anno;

l’investimento in infrastrutture fisiche è pure vincente: i tre miliardi di euro spesi stanno connettendo la regione con il resto d’Europa, rendendola facilmente accessibile;

-infine (ma si potrebbe andare avanti a lungo), questa economia della conoscenza ha prodotto un parco scientifico dove stanno arrivando multinazionali a investire, in collaborazione con centri di ricerca all’avanguardia.

Ho fatto questo esempio, per dimostrare come -potenzialmente- il declino non sia inevitabile. Basta prendere la strada giusta. E’ ovviamente più difficile a livello macro: la stessa Olanda non è omogenea. Però ben tre regioni olandesi sono nella top ten UE della competitività regionale… Questo qualcosa vorrà dire.

Se dovessimo ripercorrere i punti sviscerati sopra, per sommi capi, applicandoli ora al Belpaese: a) in Italia l’istruzione è un optional, abbiamo circa il 20% di laureati nella fascia giovane (se consideriamo l’intera fascia della popolazione, la percentuale scende ancora…), b) quei pochi laureati li facciamo scappare (il segretario generale della Crui-Rettori Italiani Alberto Tesi parla di “emorragia di giovani che si formano in Italia e poi vanno all’estero“; all’Università Federico II di Napoli hanno calcolato che 472 laureati in discipline scientifiche su 2900 lavorano ora all’estero!), c) l’investimento in innovazione latita e quel poco che si è fatto è frutto di soli due anni di politiche,mentre d) le infrastrutture sono un puzzle a macchia di leopardo (con treni superveloci da un lato e tratti autostradali -soprattutto al Sud- al limite della denuncia penale dall’altro).

Il risultato di queste strategie sbagliate, frutto di anni di classe dirigente incompetente, li ha ben riassunti la Commissione Europea una settimana fa: l’Italia è dipinta come un Paese con un debito troppo elevato, povertà e disoccupazione in aumento, export che soffre e competitività quasi ai minimi. Tecnicamente si chiamano “squilibri macroeconomici”. Nella pratica, li potremmo definire come il frutto di 30 anni di vuoto pneumatico nella stanza dei bottoni.

C’era una volta la quinta potenza mondiale: ora è nona, per la cronaca, retrocessa dal G8 al G20. I suoi punti di forza (come l’export e la competitività) l’hanno abbandonata. Senza timone, l’Italia vaga per gli oceani agitati di un Terzo Millennio senza più certezze ma con molte opportunità, per chi le sa cogliere.

Mentre la sua classe dirigente svende gli ultimi gioielli di famiglia e si dibatte in drammatici dibattiti sul futuro di partiti che sono già morti, i migliori scappano. E alcuni coraggiosi restano. Il finale è tutto da scrivere. Ma non promette bene.

 

 

Radio Pizza – Voci italiane all’estero

In Fuga dei giovani on 19 novembre 2013 at 09:00

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Ho avuto modo di incontrare, nel corso di un recente viaggio di lavoro, la comunità di italiani in Olanda. E conoscere meglio una realtà che sta crescendo a ritmi impressionanti: quella di Radio Pizza, un network di giovani italiani all’estero, che trasmettono su internet ogni settimana da cinque diversi Paesi europei, raccontando la nuova realtà dei professionisti emigrati.

Un modo per connettere la nostra comunità, con trasmissioni dedicate: “RadioPizza si propone come la voce degli italiani all’estero. Attraverso lo scambio culturale, le storie di emigrazione, le vite raccontate di milioni di italiani che per molte diverse ragioni hanno lasciato lo stivale piú bello del mondo e anche le testimonianze di chi italiano non é, ma porta dentro qualcosa in tricolore, RadioPizza promuove l’integrazione tra gli italiani all’estero e le varie comunitá locali che ci ospitano. RadioPizza vuole raccontare, attraverso gli occhi dell’italiano emigrato di nuova generazione, il Paese che lo ospita e con la cui cultura si incontra e scontra durante molteplici aspetti della vita quotidiana“.

A questo link potete connettervi col sito di Radio Pizza e ascoltare le ultime puntate in podcast (o live)

A questo link potete invece saperne di più sulla new entry di Radio Pizza: la trasmissione da Bruxelles, capitale per definizione dei giovani italiani al lavoro in Europa.

Buon ascolto!

 

 

SOS – Faccio impresa in Polonia

In Storie di Talenti on 18 novembre 2013 at 09:00

La mia azienda, che in Italia non sarebbe potuta neanche nascere, in Polonia è stata capace di ritagliarsi quote di mercato importanti, assumere collaboratori, aprire un bell’ufficio sulla via principale della città, proporre servizi innovativi, avere tra i propri clienti scuole, associazioni, gruppi parrocchiali e persino anche alcuni membri del Governo e del Parlamento italiano“. Osserva con soddisfazione il proprio percorso professionale Stefano Iannucci, 31enne imprenditore startupper, al lavoro con la propria impresa in Polonia. In Italia, riconosce Stefano, nulla (o quasi) di ciò che ha fatto sarebbe stato possibile.

Una laurea in Scienze della Comunicazione all’Università La Sapienza di Roma alle spalle, Stefano avvia una carriera come lavoratore dipendente: qualche collaborazione giornalistica, prima del salto in azienda, come commerciale prima e specialista di web e comunicazione online poi.

Quest’ultimo lavoro lo avvicina all’idea di mettersi in proprio, con una sua azienda innovativa: “ho cercato di capire come avviare un’azienda in Italia, se era vero quello che tutti ti raccontavano: “E’ impossibile, non ce la farai mai, meglio tenersi stretto il lavoro da dipendente”. Ma non ho voluto dargli retta: mi sono licenziato, ho cercato di aprire in Italia e poi -dopo pochi mesi- la decisione: espatriare“.

Fatale per lui un appuntamento presso la Provincia di Frosinone (giugno 2011): lì capisce che la sua idea di agenzia web nel settore turistico, nella Penisola (patria mondiale del turismo, che contraddizione…), non sarebbe stata possibile, senza le spalle ben coperte. Obblighi esagerati e costi elevati lo scoraggiano: “queste erano condizioni che non potevo sostenere. Da qui la decisione: licenziarsi e provare all’estero. Insieme a Kasia abbiamo optato per la Polonia, paese di origine della mia compagna“.

Due anni dopo Sos Travel, la sua creatura, è una realtà ben avviata, a Cracovia. “L’idea è quella di tornare tra qualche anno, avendo basi più solide per confrontarsi con il sistema fiscale italiano, ma comunque continuando a sfruttare i benefici di Paesi europei che garantiscono migliori condizioni a chi fa impresa“.

Ospite della puntata è Luigi Capello, fondatore dell’incubatore e acceleratore d’impresa Enlabs: anche per Stefano Enlabs ha rappresentato -in Italia- una prima tappa verso la costituzione d’impresa. Prima che il fragile ecosistema nazionale lo convincesse a fare rotta verso la Polonia.

Nella rubrica “Expats” ci concediamo una “tappa cinese”: andiamo a indagare un mondo molto particolare. Quello delle comunità di professionisti italiani in Estremo Oriente. Abbiamo scoperto un gruppo che ruota attorno al comprensorio di Suzhou. A “Giovani Talenti” Federico Bonotto, tra i fondatori del “Suzhou Working Group”.

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Duecentesima puntata di “Giovani Talenti” – Radio 24

In Fuga dei giovani on 16 novembre 2013 at 09:00

Duecentesima puntata di “Giovani Talenti“, la trasmissione di Radio 24 che vi racconta -ogni settimana- la nuova emigrazione professionale italiana.

Oggi tagliamo il traguardo delle 200 trasmissioni, con una storia che ci riporta al mondo delle start-up. Per una volta non voliamo in Silicon Valley… ma in Polonia.

Da Cracovia vi raccontiamo la storia di un giovane imprenditore italiano, che nell’Est Europa è riuscito a dare vita alla sua idea di impresa digitale nell’ambito turistico. In Italia, i primi approcci gli avevano restituito un quadro iperburocratico e incredibilmente costoso. Lui non ha avuto dubbi: espatriare, è stata la parola d’ordine.

Ma non ci abbattiamo: oggi vi portiamo anche all’interno del vivacissimo e frizzante mondo dei giovani startupper “made in Italy”, al lavoro tra la Penisola e l’estero.

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