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+++BREAKING NEWS: Record Disoccupazione Giovanile+++

In Giovani Italians on 31 ottobre 2011 at 10:05

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FONTE: ANSA. Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) a settembre e’ salito al 29,3%, dal 28% di agosto. Si tratta del dato piu’ alto dal gennaio 2004, ovvero dall’inizio delle serie storiche. Lo rileva l’Istat.

L’Imprenditore che porta le Radio web negli USA

In Storie di Talenti on 31 ottobre 2011 at 09:00

Qui non siamo più positivi e non crediamo che le cose, in fondo, possano cambiare. Non siamo più “folli” come bisogna essere per cambiare il mondo“: due righe, solo due righe, per spiegare il perché di un espatrio. Con un riferimento -assolutamente voluto- al “mantra” di Steve Jobs.

E’ il biglietto da visita con cui si presenta Francesco Baschieri, 36 anni, imprenditore innovativo e fondatore della start-up Spreaker. Una carriera divisa nettamente in due parti, quella di Francesco: dopo la laurea in Ingegneria Informatica, opta inizialmente per un percorso lavorativo “tradizionale”. Entra in una multinazionale francese come progettista software, per poi passare al ruolo di project manager. Qualche anno dopo, il salto in un’azienda italiana di beni di consumo, col ruolo di direttore di stabilimento.

Fin qui tutto nel solco di una carriera senza sorprese: a 32 anni, però, Francesco fa il “colpo di testa” che segnerà da quel momento in poi la sua vita: molla tutto e fonda una start-up, insieme ad alcuni soci. L’azienda si chiama Waymedia, ed opera nell’ambito del Location Based Marketing. E’ un successo: dopo tre anni, l’impresa arriva a fatturare quasi un milione di euro. Francesco e i suoi soci decidono dunque di venderla.

Da perfetti imprenditori seriali all’americana si rimettono sul mercato, per dare sfogo a un’altra idea: perché non dare voce alle persone, in audio e sul web, gratuitamente? Permettendo a chiunque di crearsi una propria radio online, dalla quale trasmettere musica, opinioni e informazione? Nasce così Spreaker, la prima piattaforma per radio su internet. Questa volta l’alto tasso innovativo del progetto pone qualche problema in più: “il nostro modello di business era veramente rischioso, e le porte a cui bussare erano proprio poche, per cui le possibilità erano più ridotte“, riflette ora Francesco.

Fortuna vuole che due venture capitalists (tra loro gli Italian Angels for Growth) ci credano, garantendo loro il primo milione di finanziamenti. Nel frattempo scoppia la rivoluzione libica: a Misurata c’è chi usa la piattaforma per creare radio anti-Gheddafi. Anche gli Indignados spagnoli cominciano ad utilizzare Spreaker come base per dare voce alle loro rivendicazioni. Il sito diventa un vero e proprio “Spreaker’s Corner” radiofonico via web.

Ma non basta: in Italia non ci si può stare. Francesco decide così di spostare il cuore del’azienda, oltre che sé stesso, a San Francisco (Usa). Perchè? Per approfittare di un mercato più grande; per ottenere capitali in modo più semplice; per confrontarsi con una vera filiera di aziende nel settore IT. Il futuro, insomma, è là. A chi lo critica, Francesco manda a dire: “fa parte dello spirito imprenditoriale andare a cercare le condizioni migliori per sviluppare il proprio progetto. Per quel che mi riguarda, tali condizioni non sono qui“.

Ospite della trasmissione è Almir Ambeskovic, giovane imprenditore innovativo, che con la sua azienda Restopolis ci sta provando, a emergere e fare business in Italia. Con lui, che è anche vicepresidente dei Giovani Imprenditori di Assolombarda, cerchiamo di capire come le cose possono cambiare. Per rendere l’Italia un hub di imprese innovative. Che non fa scappare i suoi giovani imprenditori.

Nella rubrica “Spazio Emigranti” proseguiamo la nostra indagine tra le sezioni locali di Italiansonline.net, la più grande comunità -virtuale e non- di emigrati italiani nel mondo. Oggi facciamo tappa a Strasburgo, la seconda “capitale” europea per antonomasia. A presentarci la comunità tricolore nel cuore dell’Alsazia è Paolo Caselli, co-amministratore di IOL Strasburgo.

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La discussione di questa settimana: Avete un’idea imprenditoriale forte, altamente innovativa. E siete giovani: qual è il primo approdo cui guardate? L’Italia? Oppure un Paese straniero, che investe in innovazione, che ha saputo creare un ecosistema imprenditoriale più semplice e proiettato verso il futuro? Come dovrebbe cambiare l’Italia, per far sì che anche voi possiate scommetterci con convinzione?

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Alla prossima puntata: sabato 5 novembre, dalle 13.30 alle 13.55 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!

Novantatreesima puntata di “Giovani Talenti” – Radio 24

In Fuga dei giovani on 29 ottobre 2011 at 09:00

Novantatreesima puntata di “Giovani Talenti“, la trasmissione di Radio 24 che vi racconta -ogni settimana- la nuova emigrazione professionale italiana.

Partire, perché in Italia fare impresa innovativa è tutto fuorché semplice. Anche quando i soldi arrivano, anche quando le condizioni per farcela potrebbero esserci… pure qui. La storia che vi raccontiamo oggi è estremamente paradigmatica: quella di un giovane imprenditore innovativo, che ci ha provato, a “sfondare” in Italia. Invano. La sua piattaforma web è ormai emigrata con lui in Silicon Valley, dove l’ecosistema imprenditoriale è fertile e ricco di occasioni per chi vuole davvero mettersi in gioco. Ridotta in termini molto semplici, è tutta una questione di cercare e trovare le “condizioni migliori” per fare impresa. E allora restiamo con una domanda, molto amara… ma perché qui queste condizioni non esistono mai, per dei giovani che intendono arricchire e fecondare in modo innovativo questo Paese così arretrato?

Prosegue pure oggi la rubrica “Job Abroad”, interna al notiziario, attraverso la quale vi segnaliamo -settimanalmente- alcune delle migliori opportunità professionali all’estero.

Appuntamento -per saperne di più- alle 13.30 (CET) su Radio 24!

Intanto siete tutti invitati a dibattere sul “tema della settimana”: Avete un’idea imprenditoriale forte, altamente innovativa. E siete giovani: qual è il primo approdo cui guardate? L’Italia? Oppure un Paese straniero, che investe in innovazione, che ha saputo creare un ecosistema imprenditoriale più semplice e proiettato verso il futuro? Come dovrebbe cambiare l’Italia, per far sì che anche voi possiate scommetterci con convinzione?”

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Milano e la Fuga dei Talenti

In Fuga dei giovani on 28 ottobre 2011 at 09:00

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E’ davvero “food for thought” questo articolo di Alessandro Rosina, docente universitario e presidente di ITalents. Che ci spiega, una volta di più, perché il “brain drain” italiano rischia di avere effetti devastanti per il nostro Paese. Lo fa partendo da Milano, una città che si prepara a divenire un “case study”, dopo aver lanciato la prima indagine conoscitiva sugli italiani all’estero.

Potete compilare il modulo cliccando su questo link: CLICCA QUI PER COMPILARE L’INDAGINE (aperta a tutti gli expats, non solo ai milanesi di origine).

Da “Repubblica Milano”, 17/10/2011

L’ ITALIA è l’ unico grande paese europeo con saldo negativo tra cervelli che se ne vanno e quelli che si riesce ad attrarre. Abbiamo sempre meno giovani, come conseguenza della nostra persistente denatalità, ed incentiviamo quelli più qualificati e dinamici ad andarsene. Milano non fa eccezione. Qui i giovani, in rapporto al resto della popolazione, sono ancor meno rispetto al resto del paese. Qui le ambizioni, la voglia di fare, di contare e di innovare tendono ad essere più alte, comuni al resto d’ Italia sono però i limiti di un mercato del lavoro che scade troppo facilmente nell’ offerta di precarietà, di un sistema di welfare incapace di sostenere l’ autonomia, di un modello di sviluppo che non sa mettere le nuove generazioni al centro della crescita. La metropoli ambrosiana continua ad essere, è vero, una delle realtà più dinamiche d’ Italia, ma le opportunità che sa offrire ai giovani rimangono sensibilmente al di sotto di quanto essi possono trovare nelle città più avanzate d’ Europa. Il rischio è quello di sprofondare in una spirale negativa: il brain drain può infatti essere considerato allo stesso tempo causa e conseguenza dell’ impoverimento economico e sociale, oltre che demografico, del luogo di origine. UN CIRCOLO vizioso che solo una politica con un piano solido e credibile di investimento sulla qualità del capitale umano e sulla sua valorizzazione può spezzare. C’ è poi da aggiungere che negli ultimi anni ad andarsene sono sempre di più anche i giovani che provengono da famiglie con status sociale medio-alto. Un paese con mobilità sociale bloccata in una prima fase penalizza soprattutto i figli delle classi sociali più basse, ma non creando un sistema all’ interno del quale ciascuno è incentivato a dare il meglio di sé, comprime alla fine la crescita comune con l’ esito di restringere le opportunità di tutti. Proprio questa consapevolezza ha consentito ad una proposta di legge utile e sensata di trovare un consenso bipartisan in Parlamento. Questa legge, chiamata suggestivamente “controesodo”, ha l’ intelligenza di non mettere dei posti di blocco all’ uscita, ma di potenziare le corsie per favorire il rientro. L’ idea è infatti che la circolazione dei cervelli sia un fenomeno positivo, il problema si presenta quando chi se ne è andato non trova più conveniente tornare perché le condizioni fuori sono decisamente più favorevoli. La misura prevista dalla legge è quella degli incentivi fiscali ai lavoratori under 40 che tornano in Italia dopo un periodo di occupazione di almeno due anni all’ estero. Gli incentivi però non bastano se non sono accompagnati anche da altre azioni mirate sul territorio, che consentano il re-innesto di successo. Il Comune di Milano sembra orientato a fare la sua parte, come ha più volte ribadito l’ assessore Tajani. Ma questa è in ogni caso solo una faccia della medaglia. L’ altra è costituita dai tanti che decideranno comunque di non tornare, ma che non per questo rinunciano a sentirsi parte attiva del processo di crescita economia, sociale e culturale della propria città di origine. I milanesi all’ estero vanno comunque considerati una patrimonio da coinvolgere e valorizzare, tanto più in un mondo sempre più connesso e globalizzato. Cosa si prevede di fare per essi e con essi? Esiste una “Milano diffusa” che ha potenzialità che vanno ben oltre i propri confini.

ALESSANDRO ROSINA

La “mancanza di fiducia” che blocca l’Italia

In Declino Italia on 27 ottobre 2011 at 09:00

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Qualche tempo fa ho trovato sul portale di “Fior di Risorse”, un network di professionisti del settore HR attivo nel Centro Italia, questa lettera. Ho pensato di pubblicarla, perché -a mio parere- spiega molte cose sul “ritorno” in Italia… E sulla “ricetta magica” che potremmo cominciare ad implementare per rendere realmente diverso questo Paese. Buona lettura!

Per leggere il “post” integrale CLICCA QUI

“Ormai sono quasi 9 anni che sono rientrato da New York dove ho vissuto per circa 4.

Rientrare non è stata una decisione facile, anche se non mi sono mai pentito.  Lavorativamente parlando è stato un suicidio, ma ero preparato. Rientravo per ritrovare un modo di vivere più semplice, un’attenzione più vera per i rapporti umani, perché volevo portare un po’ di quello che avevo imparato anche qui, e perché a New York fa freddo e qui si mangia meglio!

Scherzi a parte molte volte mi sono chiesto quale fosse la differenza più grande tra Manhattan poco prima dell’11 settembre, subito dopo il boom delle Dot.com, ed il nostro paese. A mio avviso la differenza più grande è la mancanza di FIDUCIA.

Perché qui quello che scrivi sul CV non conta, perché spesso non è vero o è gonfiato. Perché le notizie che pubblicano spesso i media non sono state verificate. Perché moltissimi si improvvisano esperti in qualcosa di cui sanno poco, dove nel migliore dei casi si sono letti un paio di libri sull’argomento.

Potrebbe sembrare come qualcosa di banale, ma la mancanza di FIDUCIA è quello che contribuisce in maniera enorme, a mio avviso, a bloccare le possibilità di sviluppo (e’ inutile provaci, tanto non ci si riesce). La mancanza di FIDUCIA è quello che ferma, o per lo meno rallenta, lo sviluppo di nuove opportunità di business (questa cosa è troppo bella per essere vera, ci deve essere sicuramente la fregatura).

La cosa più bella, che ti faceva sentire davvero libero a New York, era il fatto che se avevi un’idea interessante, se provavi a fare qualcosa di diverso che sembrava poter funzionare, la gente ti dava FIDUCIA. Ti dava FIDUCIA significa che quando gli proponevi la tua idea ti dava un’opportunità, perché pensava che certo avrebbe potuto non funzionare ma che valeva la pena correre il rischio. Perché non correre il rischio a priori era visto come un rischio ancora più grande.

Era questo spirito, prima delle maggiori disponibilità di capitale, prima dell’impegno persistente, prima di tante altre cose in cui noi Italiani magari avremmo potuto essere anche più bravi, che creava i presupposti per il dinamismo e lo sviluppo che qui ci possiamo soltanto sognare”. 

Lettera aperta ai giovani italiani – Change is Coming!

In Giovani Italians on 26 ottobre 2011 at 09:00

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“Un dato, uno solo: siamo 24esimi nel mondo per capacità di attrazione dei talenti. Dopo la Grecia. Ad affermarlo è stato Luca Paolazzi, direttore del Centro Studi di Confindustria, nella giornata conclusiva del Convegno dei Giovani Imprenditori di Capri, cui ho partecipato lo scorso weekend come relatore.

Basterebbe questo semplice dato a spiegare perché non cresciamo più, perché perdiamo posizione in tutti i ranking. Semplicemente per questo, semplice dato: a fronte di un flusso costante di risorse qualificate che se ne vanno, non riusciamo ad attrarne. Punto. Molto semplice. Certo, potremmo anche aggiungere -sempre secondo il Csc- quei due punti di Pil che potremmo recuperare solamente se l’occupazione giovanile italiana riuscisse a uguagliare quella tedesca…

Ma sono dettagli, per il premier Silvio Berlusconi, che la sera stessa avrebbe definito i giovani imprenditori che hanno organizzato il convegno dei “ragazzotti”. Lui, un simpatico giovanotto di 75 anni, quei “ragazzotti” non li ha mai ascoltati. Qualche mese fa hanno avanzato delle proposte concrete: mai avuto risposta. Alla fine hanno deciso di non invitarlo a parlare. Come lui, nessun altro politico che non fosse almeno trentenne. Scelta molto saggia.

Ho personalmente parlato con molti di questi giovani imprenditori nel corso della due giorni, ricavando l’impressione che ci sia tanta voglia -tra loro- di cambiare le regole, di rendere l’Italia un Paese attrattivo, di aprirsi all’estero e ai nostri talenti dispersi ai quattro angoli del mondo. Le basi per sperare ci sono. La parte più giovane delle nostre imprese sta cambiando passo e linguaggio, sta lanciando messaggi nuovi, è pronta -insomma- a modernizzare l’Italia. Per farlo, sa bene che deve riconnettersi con quell’enorme bacino di capitale umano che vive fuori dai nostri confini, parla due o più lingue, ha una visione globale dell’economia. E non gioca in difesa, ma in attacco.

Sono certo che lo faranno: anche con iniziative a breve, di cui avremo presto occasione di parlare, anche su questo blog.

Questo è il messaggio di speranza, che intendo lanciare a tutti coloro che dall’estero seguono il blog “La Fuga dei Talenti”. Qualcosa sta cambiando. Non potrà che essere un cambiamento generazionale e trasversale, che passerà attraverso i giovani imprenditori, i giovani politici, i giovani manager, i giovani ingegneri o architetti, i giovani medici, i giovani funzionari, i giovani docenti, i giovani giornalisti… fino ad arrivare ai giovani studenti, ai giovani disoccupati e ai giovani inattivi. Parlate lo stesso linguaggio. E’ il momento di connettersi, di riconnettersi, di dare nuove regole a questo Paese. Facendo network. Avete gli stessi obiettivi e gli stessi orizzonti.

Ignorate chi vi ignora e vi definisce “ragazzotti”. Questa persona è già nella preistoria. Che lo giudicherà per quello che non ha fatto. Voi siete il futuro, la speranza di questo Paese. E’ ora di guardare avanti“.

ASCOLTA IN .mp3 L’INTERVENTO DI SERGIO NAVA AL CONVEGNO DEI GIOVANI IMPRENDITORI DI CAPRI

IL VIDEO DELLA PRIMA GIORNATA DI INTERVENTI (21 OTTOBRE)

La stagista che si prese della “mignotta” – Storie dall’Italia di ieri.

In Fuga dei giovani on 25 ottobre 2011 at 09:00

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Storie che non vorremmo mai più sentire. Ce la segnala Blue M, prendendo spunto da un articolo de “Il Fatto Quotidiano”. Una stagista, ora emigrata in Gran Bretagna, che si è presa della “mignotta”, per aver contestato un editore che offriva uno stage gratuito.

Ora anche le mignotte debbono parlare 4 lingue, conoscere l’arte e inDesign. Il globalismo fa miracoli“, ha scritto questo editore, al termine di un acceso scambio di e-mail. Le sue parole riflettono il peggiore stereotipo di un Paese rimasto ancorato a una concezione medioevale e servile del lavoro: “ti faccio beneficenza facendoti lavorare, non sei tu il giovane professionista creativo che viene a fornirmi un servizio, sono io il magnanime che ti lascio una scrivania e un ufficio dove sentirti qualcuno. Ovviamente senza darti un euro“.

Ora Caterina un lavoro vero ce l’ha, ma -come racconta- all’estero (Germania) il suo stage lo ha svolto a 750 euro al mese… mica gratis. E se sarà riconfermata nel suo attuale lavoro a Londra, di euro ne guadagnerà 36mila all’anno! In Italia cosa avrebbe fatto?!?

Consiglio di leggersi la storia di Caterina così come riportata in questo articolo online (CLICCA QUI PER COLLEGARTI): il messaggio che emerge è che è ora di finirla con questo moderno schiavismo. E’ ora di rendere l’Italia un Paese per giovani, dove prevalga il merito, con regole “europee”. Non dobbiamo inventarci nulla, basta prendere il meglio dagli altri.

Questa Italia feudale, di sfruttatori e sfruttati, deve diventare l'”Italia di ieri”: quella di domani sarà diversa. Sarà l’Italia del capitale umano. Di giovani che -insieme- lavorano per modernizzare il Paese.

Altrimenti, il rischio è che, per dirla con la Sora Cesira… ce ne andiamo tutti (ovviamente la segnalazione del video mi è giunta da un expat in Francia 😉 ).

CLICCA QUI PER IL VIDEO

 

L’Inkiesta: dati sulla Fuga dei Talenti

In Fuga dei giovani on 24 ottobre 2011 at 14:00

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Sempre attenti a fornirvi gli ultimi dati sul fenomeno della “fuga dei talenti”, non ci siamo fatti scappare questa infografica de “L’Inkiesta”, che ha calcolato come siano circa 295mila i nostri laureati all’estero. La maggior parte vive negli Usa, seguiti da Australia e Canada.

CLICCA QUI PER IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

Ricercatrice a Bruxelles. Grazie all’Erasmus.

In Storie di Talenti on 24 ottobre 2011 at 09:00

Quando un Erasmus “salva la vita”… è proprio il caso di dirlo. Quanti giovani professionisti italiani sono oggi all’estero (e ci restano), dopo aver appreso -nel corso degli anni universitari- quanto sia più semplice vivere, studiare e lavorare nell’Europa integrata del Terzo Millennio?

E’ il caso di Francesca Galli, 30 anni, attualmente ricercatrice nel settore antiterrorismo alla Libera Università di Bruxelles: Francesca è una vera “giramondo” delle accademie europee. Per cominciare l’iscrizione alla Facoltà di Scienze Diplomatiche a Gorizia, città di confine per eccellenza. Nel 2002 la scelta che cambia la vita: parte per un periodo in Erasmus a Parigi, destinazione l’Institut d’Etudes Politiques della capitale francese, dove si confronta con un metodo di insegnamento e di vita universitaria per lei assolutamente innovativo. Nel corso dell’Erasmus ha pure l’occasione di svolgere uno stage a Vienna, presso l’Onu.

Rientrata in Italia, e forte dell’esperienza precedente, Francesca si vede obbligata a scartare -per complicazioni burocratiche- una seconda laurea nel Belpaese: così opta per tornare a Parigi, iscrivendosi a un Master biennale in Affari Giuridici. Oltralpe trova la conferma di un ambiente accademico molto più focalizzato sugli aspetti pratici dell’insegnamento: svolge altri due stage, prima di comprendere che non è ancora il momento di fermarsi. Presenta domanda per un Dottorato in tre università e ottiene un posto nientemeno che a Cambridge (UK). Qui, in uno dei “templi” accademici per definizione, ha modo di verificare il meglio dell’istruzione universitaria: professori che ti seguono passo dopo passo, borse di studio e lavori extra-curriculari retribuiti.

Conclusa anche questa esperienza, Francesca ottiene un post-doc alla Libera Università di Bruxelles, dove attualmente lavora come ricercatrice. Attualmente vive nel cuore dell’Europa, quello stesso Continente che -attraverso una sempre maggiore unificazione- le ha consentito di vivere una carriera davvero eccezionale. A soli 30 anni.

Da Bruxelles Francesca osserva l’Italia: “Non mi sento esiliata. Io non sono fuggita dall’Italia: sono partita per curiosità, per voglia di sfide nuove. Il problema sta nel fatto che tornare in patria è per me ora molto difficile“. Così Francesca mette il dito nella piaga di un sistema universitario tricolore che -chiudendosi all’esterno- si priva di una “fertilizzazione” reale, data dalla contaminazione positiva apportata da una vera “circolazione dei cervelli”. Ci arriveremo mai, dalla “fuga”, alla “circolazione” dei talenti – nel Belpaese?

Ospite della trasmissione è Francesco Candelari, co-autore del libro “Generazione Erasmus – L’Italia dalle nuove idee”, che parla proprio della nuova classe dirigente che si è formata -e si sta formando- attraverso questo fondamentale periodo di studio all’estero.

Nella rubrica “Spazio Emigranti” un ospite d’eccezione: il cantautore Ivano Fossati ci spiega perché, nell’ultimo album “Decadancing”, ha deciso di dedicare ampio spazio al tema degli italiani che cercano una via di fuga all’estero.

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La discussione di questa settimana: E’ l’Erasmus il vero salvagente di una generazione che in Italia ha perso quasi ogni prospettiva? Erasmus come chiave di volta, per comprendere che -all’estero- le possibilità di lavoro o imprenditoriali esistono ancora, che basta varcare le Alpi per ottenere quelle chances sempre più spesso negate in patria? L’Erasmus vi ha dato -insomma- un’altra possibilità?

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Alla prossima puntata: sabato 29 ottobre, dalle 13.30 alle 13.55 (CET), su Radio 24. Vi aspetto!

Novantaduesima puntata di “Giovani Talenti” – Radio 24

In Fuga dei giovani on 22 ottobre 2011 at 09:00

Novantaduesima puntata di “Giovani Talenti“, la trasmissione di Radio 24 che vi racconta -ogni settimana- la nuova emigrazione professionale italiana.

Oggi una puntata che vi raccomandiamo caldamente di non perdere: parleremo di un tema caro a molti dei nostri giovani talenti espatriati. L’Erasmus. Erasmus -e periodo di studio all’estero collegato all’università- come volano verso il salvagente di un lavoro fuori dai nostri confini, una volta terminati gli studi accademici. Lo faremo, raccontandovi la storia di una giovane ricercatrice sulle politiche antiterrorismo, attualmente al lavoro a Bruxelles. La sua carriera negli atenei europei è partita proprio con un Erasmus. Insieme a lei, ospiti in trasmissione degli esperti sul tema.

Ma le sorprese non finiscono qui: ai nostri microfoni anche uno dei più conosciuti cantautori italiani, che ci racconterà perché -nel suo ultimo disco- ha parlato pure di connazionali che se ne vanno da questo Paese…

Prosegue pure oggi la rubrica “Job Abroad”, interna al notiziario, attraverso la quale vi segnaliamo -settimanalmente- alcune delle migliori opportunità professionali all’estero.

Appuntamento -per saperne di più- alle 13.30 (CET) su Radio 24!

Intanto siete tutti invitati a dibattere sul “tema della settimana”: E’ l’Erasmus il vero salvagente di una generazione che in Italia ha perso quasi ogni prospettiva? Erasmus come chiave di volta, per comprendere che -all’estero- le possibilità di lavoro o imprenditoriali esistono ancora, che basta varcare le Alpi per ottenere quelle chances sempre più spesso negate in patria? L’Erasmus vi ha dato -insomma- un’altra possibilità?”

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